Chi mi conosce sa che non amo le vacanze pacchetto, tanto meno i villaggi All-Inclusive
dove non è nemmeno richiesto che l’ospite varchi il recinto per vedere il mondo
all’esterno, quelli dove essere in Repubblica Dominicana, Cuba o Messico non fa
nessuna differenza, tra loro sono indistinguibili.
Mi sono sempre ritenuto un viaggiatore con in mano esclusivamente il biglietto di
andata/ritorno, perciò quando quest’Inverno mi è stata proposta
una fuga ai tropici di una settimana, ho storto parecchio il naso. Alla
fine, dopo parecchie insistenze e trattative, ho acconsentito ad una sola condizione:
il posto dove ci saremmo recati non doveva offrire nessuno spunto alle escursioni.
Forse a voi questa richiesta potrà sembrare il vaneggiare di un pazzo, ma in realtà
ha una sua logica: io non riuscirei mai a chiudermi dentro un villaggio sapendo
che all’esterno ci sono meravigliosi posti da visitare, mi sentirei limitato sia
dal punto di vista logistico che dal tempo a disposizione. Per fare un esempio pratico,
non riuscirei mai a imprigionarmi per 1 settimana dentro un villaggio in Messico,
sapendo che all’esterno ci sono antichi siti archeologici e caratteristiche cittadine
coloniali. Molto meglio un’isoletta in mezzo all’oceano dove posso, senza rimorsi,
farmi un’overdose di immersioni subacquee.
Se cercate un’isola latina che offra la possibilità di fare belle immersioni
e nello stesso tempo sia lontana da altre attrattive turistiche, Roatan salta all’occhio
quasi immediatamente. Le grandi isole caraibiche tipo Jamaica o Hispaniola, non
offrono grandi fondali. Ambergris Caye è certamente uno dei posti più belli al mondo
per fare immersioni, ma è troppo vicina alle meraviglie naturalistiche e archeologiche
del Belize (e poi ci eravamo già stati).
Un ottimo compromesso è invece l’isoletta Honduregna di Roatan, che si trova in
prossimità dell’inizio della barriera corallina del Belize (la più grande al mondo
dopo quella Australiana). Dunque, mentre dal punto di vista subacqueo siete in una
botte di ferro, l’attrattiva turistica più vicina è il sito Maya di Copàn con le
stele meglio conservate del Centroamerica, ma comunque sufficientemente lontano
da scoraggiare anche il più frenetico dei viaggiatori.
Bene! Il dado è tratto! Si va a Roatan!
Tanto per rendere noto subito il finale di questa breve storia, abbiamo alloggiato all'Hotel
Las Sirenas e siamo rimasti tutti molto soddisfatti della nostra scelta,
passare una settimana invernale a Roatan è stato assai appagante. I ritmi
sonnolenti e le meravigliose spiagge bianche ci hanno permesso di ricaricare le
batterie, alternando il torpore del sole tropicale ai meravigliosi fondali da
cartolina… e già che c’eravamo, abbiamo rispettato anche il nostro solito
copione di viaggiatori, organizzandoci un’esplorazione dell’isola in piena
autonomia.
Un giorno a zonzo
Volendo “saltare la staccionata”, l’isola di Roatan con i suoi 45 Km di lunghezza
e 5 Km di larghezza, vi permette di fare anche una giornata di escursione viaggiando
sull’unica strada che la percorre (parliamo di una settantina di chilometri). La
capitale, Coxen Hole, è un piccolo agglomerato di case disposte
lungo la strada principale, ma come ogni paesetto latino che si rispetti, è dotata
di una vivacità quasi eccessiva per la sua dimensione. Molto più pittoreschi sono
i piccoli paesetti di case di legno che si incontrano abbandonando la strada asfaltata
nei punti più remoti dell’isola. Il paesetto di Oak Ridge vi darà
la possibilità di fare un simpatico giro in barca in mezzo ai canali, circondati
dalle mangrovie e dalla natura selvaggia; se siete in spirito di avventura, chiedete
di Capitan Esmeraldo: l’allucinato capitano, che si ciba solamente di rhum e canne
(non quelle da zucchero), conduce una traballante bagnarola kitsch, con appesi qua
e là i più strambi ammennicoli. Ah, un consiglio: non vi sognate di chiamarlo semplicemente
Esmeraldo, ci tiene molto al titolo di Capitano, poiché probabilmente nel suo permanente
viaggio psichedelico è convinto di condurre un transatlantico… chi siamo noi per
arrogarci il diritto di svegliarlo per riportarlo alla realtà!
La vita notturna è forse l’unica nota dolente, ci saremmo aspettati di più da
un’isola caraibica. Roatan è invece molto pigra e sonnacchiosa, si anima solamente
il Venerdì sera che è giorno di paga: la popolazione festaiola si riversa a
West End per ballare, bere e sperperare il proprio salario al punto
che Sabato sera non ha più una lira in tasca e West End ritorna ad essere una città
fantasma.
I vicini illustri
A Canyon Reef, come praticamente in tutti i punti di immersione,
si nota la vicinanza con l’illustre barriera corallina del Belize, la conformazione
del fondale è caratterizzata da enormi spaccature e canaloni tipici dei cayes,
impossibile resistere alla tentazione di infilarsi in ogni anfratto, sia che siate
dotati di bombole, sia che siate in apnea.
I relitti ai Caraibi sanno essere particolarmente emozionanti, se non altro perché
la visibilità subacquea rende possibile vederli a colpo d’occhio nella loro interezza;
non fa eccezione il relitto El Aguila, ideale per essere esplorato
con calma utilizzando una miscela Nitrox.
L’immersione più famosa di Roatan è Cara a Cara (faccia a faccia),
si tratta di una punta corallina che si protende al largo dell’isola a 20 metri
di profondità e proprio per questa ragione è battuta da costanti correnti; ogni
subacqueo sa che dove c’è corrente c’è vita, infatti la zona è abitata da una numerosa
famiglia di squali grigi avvistabili con molta facilità, accompagnati spesso da
grosse cernie stanziali. Il problema è che data la peculiarità unica del sito, i
prezzi sono levitati oltre misura: tanto per farvi capire abbiamo dovuto sganciare
180 ritratti di George Washington a testa, per fare le 2 immersioni di rito.
Se avete dunque solo una settimana a disposizione e volete isolarvi dal resto
del mondo in un ambiente rilassante ma che sappia offrire anche emozioni senza spendere
molto… beh, Roatan potrebbe essere una scelta da considerare seriamente.
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