Questo è il racconto di un viaggio di pochi giorni nel vecchio West americano. È stata una vera e propria “toccata e fuga” avendo trascorso nel nuovo mondo solo cinque giorni e mezzo, ma riuscendo comunque a muovermi velocemente e toccare ben quattro degli Stati Uniti, in ordine Nevada, Arizona, Utah e California.
E' per questo che io e Pesa quando parliamo del viaggio ci riferiamo ad esso come viaggio nel FAST West.
Se invece vi state domandando del perché dei brividi, c’è una doppia interpretazione: una è dovuta al fascino da pelle d’oca dei paesaggi ammirati e l’altra è associabile alla stagione invernale in cui si è svolto il viaggio. Le temperature si sono infatti aggirate intorno ai 0°C e nonostante un abbigliamento pesante si è patito il freddo.
Ne vale la pena mi chiederete voi?
Leggete fino alla fine e sono sicuro ci farete un pensierino.
Come organizzare il viaggio
Quando parliamo di una vacanza negli Stati Uniti durante le festività natalizie è impossibile non citare New York e Miami, le mete che sicuramente attraggono più viaggiatori italiani/europei. In questo periodo dell’anno la prima si accende di un’atmosfera particolarmente affascinante mentre la seconda gode di un clima davvero piacevole e di una vivace vita notturna.
Entrambe le mete sono ambite ed è quindi inevitabile che i prezzi dei voli tendano a salire rapidamente durante l’autunno.
L’idea del viaggio nel Southwest, come spesso mi capita, nasce dall'aver trovato dei voli convenienti con destinazione Las Vegas; la sfavillante Sin City, inizio e fine dell’itinerario che ho condiviso con il mio amico Pesa, è una città che può piacere o non piacere, ma comunque è sicuramente da vedere!
Voli, auto a noleggio, visto ESTA (una semplice formalità online), un’idea di massima dell’itinerario e un paio di notti al New York New York Las Vegas Hotel & Casino, questa è tutta l’organizzazione che è stata necessaria prima di partire. Gli Stati Uniti sono davvero un paese che si presta ai viaggi fai-da-te: con Booking volendo puoi sceglierti anche tutti i pernottamenti, mentre con Google Maps pianifichi facilmente l’itinerario (i tempi di percorrenza delle strade sono davvero affidabili).
Trovo che sia davvero una follia unirsi ad un viaggio organizzato dai tour operator, costa molto di più e soprattutto non assapori la liberta di guidare un’auto. Gli “yankee” infatti amano scorrazzare in lungo e in largo sulle loro highway e mettersi al volante è in definitiva la vera autentica esperienza americana.
Molti temono l’idea di guidare in un paese lontano, ma gli USA sono la nazione del mondo in cui è più facile farlo: corsie larghissime, traffico per lo più inesistente e soprattutto il mitico Complete Damage Waiver (CDW), ossia un’assicurazione a buon mercato che viene offerta dalle compagnie di autonoleggio che di fatto ti consente di restituire anche solo le chiavi esclamando
Sorry, I destroyed your car!
ed uscire dall’agenzia con il portafoglio indenne.
Questa è stata la mia prima esperienza negli States e avevo addirittura richiesto la patente internazionale alla motorizzazione, che tecnicamente lì sarebbe necessaria, ma che di fatto non lo è (successivamente infatti non mi sono più preoccupato di procurarmela).
Se non cercate ristoranti stellati della guida Michelin non avrete certo difficoltà a trovare posti in cui ingrassare: vi sarà sufficiente fermarvi ai fastfood o ai diner che si trovano ovunque. In pochi giorni capirete quali sono le vostre catene di ristorazione preferite; io ho apprezzato Denny’s e Village Inn.
Las Vegas
Una cosa che mi è subito piaciuta di Las Vegas, ancora prima di arrivarci, è che gli alberghi lussuosi possono costare davvero poco. Mi pare di aver speso una ventina di euro per una camera molto bella in un grattacielo simil-newyorchese con montagne russe che passavano davanti alla finestra… e quando scrivo davanti alla finestra intendo proprio davanti alla finestra (una dozzina di metri).
Il motivo è che gli albergatori ti invogliano a pernottare lì sperando che tu poi vada a dilapidare un patrimonio nel loro Casinò… peccato per loro che io non abbia appoggiato una fiche sul panno verde e Pesa abbia perso solo 5 dollari e in un’altra sala da gioco…
Ho trovato comunque divertente passeggiare tra un hotel e l’altro ed ammirare l’architettura unica al mondo di questa “cattedrale nel deserto”.
Cosa mi ha colpito di più?
Il fatto di incrociare per strada branchi di ragazzi in T-shirt e braghette corte… io avevo calzamaglia in lana, pile, softshell, piumino, berretto in lana e mi battevano i denti!!! La temperatura scendeva diversi gradi sotto lo zero. Non vi piace l’idea? Beh, d’estate ci saranno 40°C, come effettivamente ci si aspetterebbe da un deserto, ma onestamente non so cosa sia meglio…
Il Grand Canyon
Mi viene la pelle d’oca solo scrivendo Grand Canyon, chiudo gli occhi e sento ancora il vento sibilare e un groppo in gola. Non è bello scriverlo nel racconto di un viaggio, ma lo scrivo lo stesso:
Chi non ci è stato non può capire…
Purtroppo è così, le bellissime foto e le parole non rendono l’emozione di ammirare dal vivo questo paesaggio naturale meraviglioso.
Comunque prima di assaporarlo bisogna arrivarci: da Las Vegas sono circa quattro ore di cruise control per arrivare al South Rim, sei ore se come me vi fermate
- alla Hoover Dam (la seconda più grande struttura di calcestruzzo che forma il lago artificiale più grande degli USA) e
- a Williams in Arizona (una colorita cittadina adagiata lungo la Old Route 66 con diversi negozietti di souvenir a tema Mother Road).
Entrati nel parco nazionale si trovano diversi punti di osservazione lungo la strada a est (Hermit Rd) e ad ovest (Desert View Dr) del piccolo centro turistico denominato Grand Canyon Village. I più noti (ed affollati in estate) sono Maricopa Point, Hopi Point e Grandview Point.
La valle del fiume Colorado è veramente estesa e profonda ma, tutto sommato, se vi limitate a fare qualche sosta lungo la strada, non serve tanto tempo per apprezzarla. C’è solo l’imbarazzo di scegliere il viewpoint in cui fermare la macchina, scendere, mettersi una calda giacca e lasciare che la luce del tramonto si rifletta sulle rosse pareti di roccia, vi attraversi gli occhi ed entri nel cuore.
Per il pernottamento abbiamo scelto il confortevole Moenkopi Legacy Inn & Suites a Tuba City, una cittadina nel cuore della riserva Hopi a un paio di ore scarse di strada dal Grand Canyon Village.
Il posto era assolutamente privo di turisti.
Come faccio a saperlo?
Ho visto solo volti di indiani dei film, dal personale della stazione di servizio a quello dell’hotel, fino all’addetto allo scopettone del McDonald’s… Gli unici “visi pallidi” erano il mio e quello di Pesa.
Antelope Canyon
Ripartiti verso Nord la mattina successiva e arrivati in prossimità della cittadina di Page in Arizona, abbiamo casualmente seguito le indicazioni di un timido cartello lungo la Highway 89 capitando così ad ammirare una splendida ansa del fiume Colorado denominata Horseshoe Bend.
Sempre in zona, dal Wahweap Overlook, si apre il vasto paesaggio del Lake Powell.
Il vero piatto forte però è l’Antelope Canyon, una stretta e fotogenica fessura nella roccia scavata dal vento e dalle inondazioni.
Per arrivare alla parte alta di questa strana formazione bisogna partecipare ad un piccolo tour e percorrere un deserto sabbioso a bordo di una jeep dotata di grandi ruote. I russi che vi partecipavano insieme a noi erano veramente ben attrezzati dal punto di vista fotografico ed hanno stroncato subito Leon (la guida Navajo) chiedendogli di potersi muovere e far foto liberamente per il piccolo canyon; il permesso è stato accordato e noi abbiamo potuto godere in esclusiva dei suoi suggerimenti per scattare foto molto particolari.
Monument Valley
Ad un paio di ore di strada da Page verso est sorge The View Hotel. Grazie alla bassa stagione il prezzo era alto ma accessibile e quindi abbiamo deciso di pernottare lì ancora prima di capire quanto questa scelta si sarebbe rivelata azzeccata.
Si può discutere sull’opportunità o meno di realizzare una struttura all’interno di un panorama così particolare, ma tutto sommato, è stato curato l’impatto visivo e, visto che ormai c’è, tanto vale sfruttarla.
La vista dal gelido terrazzo della camera era davvero spettacolare e ce ne siamo resi conto solo quando l’aurora ha disegnato un variopinto skyline insieme alle sagome delle celeberrime guglie rocciose.
L’idea era di svegliarsi presto, visitare la Monument Valley e poi ripartire verso nord con ancora molte ore di luce a disposizione. Il problema poteva essere che la Loop Road era chiusa da una sbarra ed apriva solo alle 8, ma noi, dormendo al The View Hotel vedevamo la sbarra dall'interno e, forse illegalmente, siamo partiti in auto lungo la desolata strada sterrata.
Inutile dire che raggiungere il John Ford's Point immersi in questo scenario in quel momento della giornata ed in completa solitudine è stato davvero un valore aggiunto, anche e soprattutto perché le famose mesas si tingevano di un bellissimo rosso acceso che più tardi sbiadiva decisamente.
Prima di abbandonare questo affascinante deserto suggerisco una sosta al miglio 13 della US Highway 163 per ammirare come questa strada si perda in un orizzonte divenuto l’icona del vecchio West. Il luogo nel nostro caso era anche di passaggio verso la successiva meta.
Arches National Park
Un paio d’ore d’auto e si raggiunge agevolmente la cittadina di Moab, nello Utah sita tra due famosi parchi nazionali: Canyonlands e Arches. Noi abbiamo puntato Arches raggiungendolo nel pomeriggio. Questo territorio protetto è attraversato da una strada principale (Arches Scenic Dr) con alcune diramazioni che portano ad osservare alcune formazioni geologiche uniche. I principali punti di interesse sono il Park Avenue Trailhead, la Balanced Rock, la Windows Section, il Landscape Arch (a mezz’ora di cammino dalla strada) e soprattutto il celebre Delicate Arch raggiungibile con una passeggiata di circa un’ora oppure visibile da un paio di punti di osservazione più in basso vicino all’omonima strada.
Per mancanza di tempo abbiamo scelto questa seconda opzione: lo sconsiglio perché vi rimarrà il rimpianto di non aver toccato con mano il simbolo dello Utah (è anche raffigurato sulle targhe di questo stato).
Anche questo parco si tinge di rosso quando il sole è basso all’orizzonte, tenetene conto, questo aspetto potrebbe fare la differenza… per la notte invece un motel vale l’altro, noi prima di coricarci abbiamo fatto lo sforzo di raggiungere la Interstate 70 in modo da poter tornare agevolmente a Las Vegas il giorno successivo facendo sosta in un altro parco nazionale.
Bryce Canyon
Non è popolare come altri, ma nel periodo invernale questo parco è decisamente affascinante.
I pinnacoli che lo caratterizzano si ricoprono di neve e le viste dai vari viewpoint sono molto appaganti e anche rilassanti vista l’assenza di turisti.
I sentieri che si avventurano in questo enorme anfiteatro naturale all'ombra dei cosiddetti hoodoo possono però essere ghiacciati e quindi un po’ insidiosi da percorrere. Le temperature che incontrerete saranno probabilmente sotto lo zero visto che i viewpoint più gettonati (Inspiration Point, Bryce Point, Paria View, Farview Point, ecc.) si trovano ad una quota altimetrica di circa 2500m s.l.m.
Per raggiungere il Bryce Canyon si percorre la Highway 89 attraverso alcune comunità mormoni.
Non distraetevi troppo a guardare questi strani personaggi e guardate bene la strada perché qui ci sono animali selvatici belli grandi che non hanno paura di attraversare la strada.
Sono stato abbastanza fortunato a non centrare uno dei due cervi che in un istante mi si sono presentati davanti e a passare in mezzo a loro con la macchina. Da lì servono quattro ore per tornare a Las Vegas in auto, molte di più in calesse se sfasciate il radiatore.
Death Valley
Un’ottima gita in giornata da Las Vegas è rappresentata dal fare un salto in California e visitare la Death Valley che si raggiunge in auto in un paio d’ore o poco più.
Qui d’estate le temperature sono proibitive (45-50°C) e addirittura si trovano lungo la strada taniche per aggiungere acqua al radiatore (sempre lui) ed evitare di fondere il motore.
D’inverno invece si può raggiungere senza ansia il Bacino di Badwater (uno dei luoghi più caldi del pianeta), scendere dall'auto con la felpetta, godersi la temperatura mite (15-20°C) e osservare a 86 metri di altezza su una montagna il cartello che indica la quota del livello del mare: questo è infatti il luogo più basso del Nord America.
Altri punti d’interesse del parco sono il desolato Devils Golf Course, la colorata Artist’s Palette, lo spettacolare Zabriskie Point nella Furnace Creek e le Sand Dunes o se preferite il pianeta Tatooine dove C-3PO e R2-D2 sono atterrati con la loro capsula di salvataggio in Star Wars.
Conclusioni
Giunti alla fine del nostro breve ma intenso viaggio, mi sento di consigliavi sia l’itinerario che la stagione.
Forse eviterei l’emulazione dei nostri ritmi.
Vedere questi bei posti dovendo scappare subito via subito, non regala una sensazione del tutto piacevole. A volte però bisogna fare di necessità virtù, assecondare le necessità dei datori di lavoro e sfruttare anche brevi periodi di chiusura aziendale durante le ferie natalizie.
Il risultato comunque è stato più che soddisfacente.
Viaggiare negli USA nella prima settimana di gennaio ha regalato un sorprendente sapore di solitudine a luoghi molto vasti. Avrete la possibilità eccezionale di visitare luoghi notoriamente turistici, che vi garantisco nelle stagioni più calde sono molto affollati.
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