“L'anno prossimo magari” è la frase che ci siamo ripetuti per molti anni ogni volta che pensavamo ad un viaggio in India. Questa titubanza ho potuto constatare sia molto comune tra i viaggiatori fai-da-te quando pensano all'India come meta di un viaggio.
E le cose non andranno meglio una volta che ci sarete arrivati: sarete incantati da questo meraviglioso paese, ma allo stesso tempo rassicurati dal pensiero che avete un biglietto aereo che vi riporterà a casa.
New Delhi, iniziamo con calma
Se non volete subire uno shock già all'inizio del viaggio, vi consiglio un approccio soft ai vostri primi giorni in India. In poche parole quello che vi raccomando a New Delhi è sì di visitare la città vecchia, perché lì si trovano gli angoli più pittoreschi della capitale, ma quando si tratterà di tornare all'ovile, assicuratevi che il vostro hotel sia in centro, nella parte più moderna della città.
Per trattarci bene almeno i primi giorni di viaggio, abbiamo soggiornato all'Imperial Hotel, bellissima struttura coloniale dove ogni pomeriggio nell'antica sala da thè vengono serviti infusi prelibati accompagnati da torri di pasticcini. Non è certamente un hotel economico ma secondo me vale la pena iniziare alla grande e ce lo siamo proprio goduto.
Bella la Tomba di Humayun, stupenda la moschea Jama Majid, deludente il Forte Rosso. Diciamo che la capitale mi è piaciuta più per il frullato culturale che rappresenta, il bello credetemi, deve ancora venire.
Non attendiamo oltre allora, si parte per il Rajasthan!
Jodhpur, la città blu
Gli hotel nelle città storiche indiane si possono suddividere in 3 categorie dal punto di vista logistico, esposte di seguito in ordine decrescente di distanza dal centro urbano:
- quelli che si possono raggiungere in taxi,
- quelli che si possono raggiungere solo col tuk tuk perché il taxi non ci passa e
- quelli che si possono raggiungere solo a piedi perché non ci passa nemmeno il tuk tuk.
Noi questa cosa l'abbiamo capita in India, ma sarebbe meglio capirla prima di prenotare gli hotel. Se viaggiate con uno zaino leggero non è un problema, ma se la vostra dotazione comprende un trolley Samsonite all'ultima moda, preparatevi a guadare merde di vacca con le immacolate ruotine e a sudare sette camicie per trascinarlo su e giù per tortuose scalinate.
Jodhpur, conosciuta anche come Città Azzurra (dalle foto dovrebbe essere evidente il perché), ha una caratteristica che la rende unica rispetto ad altri soggiorni metropolitani del mio passato: è un labirinto. Non è un modo di dire, il vostro senso dell'orientamento verrà messo a dura prova anche dopo che vi sarete allontanati di pochi passi dall'hotel; se non disponete di un GPS sul vostro smartphone vi garantisco che avrete serie difficoltà a tornare indietro. Inoltre, poiché manca qualsiasi forma di illuminazione stradale, se tornerete all'hotel dopo il tramonto il livello di difficoltà del gioco aumenterà.
Visto che siamo all'inizio del viaggio premettetemi di aprire una parentesi sul cibo. La cucina indiana è deliziosa, però preparatevi ad alcune limitazioni. Poiché i mussulmani non mangiano i suini e gli induisti venerano i bovini, vi rimane praticamente solo il pollo. A parte quindi lo squisito pollo tandori, farete indigestione di lenticchie e di tutti i derivati della cucina vegetariana. Non è questa però la maggiore lacuna che un buongustaio come me ha sofferto, quello che mi è mancato di più è stata la possibilità di mangiare all'aria aperta. Avete presente il piacere di una cena estiva godendosi la fresca brezza dopo la calura diurna? Considerato l'alto tasso di inquinamento dell'aria e l'intollerabile sporcizia delle strade, nessun ristorante apparecchia tavoli all'aperto. Fanno eccezione quei ristoranti che dispongono di una terrazza sul tetto e che dunque permettono di isolare il naso dei commensali dall'onnipresente pattume e dal sistema fognario a vista.
Se al tramonto non sapete cosa fare, vi consiglio di cenare sul tetto dell'hotel Pal Haveli: si trova in una posizione estremamente suggestiva, da un lato dominerete la Torre dell'Orologio, dall'altro sarete sormontati dal maestoso forte Mehrangarh.
Nel prosieguo di questo reportage vi segnalerò, ogni volta che è stato possibile, dove andare a mangiare al riparo dagli esotici olezzi urbani, segnatevi gli indirizzi o date un occhio alla mappa interattiva in testa al racconto. Considerata la scarsità delle opzioni conviviali all'aria aperta, queste saranno probabilmente tra le informazioni più utili che posso darvi.
Per dormire siamo stati al Juna Mahal Boutique Homestay e alla Shahi Guest House, raggiungibili solo in tuk tuk, molto caratteristici, economici e puliti. Entrambi godono di una bellissima vista della città azzurra, molte delle foto panoramiche di questo reportage sono state scattate dai rispettivi ristoranti sul tetto.
Le carovane di Jaisalmer
Immerso in un'atmosfera da mille e una notte, il magnifico forte in arenaria domina l'antica città di Jaisalmer (chiamata anche Città Dorata), mentre tutt'attorno si estende il deserto a perdita d'occhio.
Quale migliore occasione per fare un salto indietro nel tempo ed organizzare una carovana nel deserto for dummies! La classica cammellata prevede un'escursione ai confini con il Pakistan ed una notte nella camera da letto più grande del mondo, si insomma, una branda sotto al cielo stellato. Al calare del sole i cammellieri allestiranno un falò per cucinare la cena e prima di spedirvi a letto vi faranno anche la serenata. In cambio è probabile che vi chiedano di cantargli una canzone: se mi chiedevano uno gioco di prestigio non avrei avuto problemi, ma preso in contropiede l'unica canzone che nella mia ignoranza musicale sono riuscito a ricordare è stata Bella Ciao. Non so se esista un aldilà, ma se così fosse sono certo che i nostri partigiani quella notte si sono fatti venire le lacrime agli occhi dal ridere a vedere due cammellieri indiani cantare a squarciagola il ritornello.
Per dormire e per assaporare l'ottima cucina del Rajasthan vi consiglio rispettivamente l'Hotel Nachana Haveli e il Ristorante Saffron posto sul tetto dell'hotel stesso. Se dovessi scegliere un solo posto dove tornare a mangiare in India, sarebbe questo.
È possibile alloggiare anche all'interno del forte, ma mi sento di sconsigliarvelo. Il forte fu realizzato nel XII secolo per dare alloggio a 600 persone, oggi ne vengono stipate a forza oltre 3000 provocando continui danni strutturali.
Udaipur a lume di candela
La città più romantica del viaggio è stata indubbiamente Udaipur, placidamente adagiata sulle rive del lago Pichola, offre scorci da cartolina e cenette a lume di candela. A tal proposito vi segnalo due ristoranti: l'Ambrai Restaurant è stato uno dei pochi ristoranti in cui abbiamo mangiato all'aperto al piano terra, grazie alla sua posizione isolata in riva al lago. Ottimi piatti indiani per carità, ma se invece di darmi una flebile candelina mi date una luce vera, magari riesco a leggere il menu senza doverlo illuminare con lo smartphone! E magari riesco anche a vedere ciò che mangio… a meno che non lo stiate facendo apposta.
Tornando sui tetti invece, dall'altro lato del lago abbiamo cenato al Jagat Niwas Palace Hotel, più in alto di così a Udaipur non si può. E aggiungo che finalmente ho avuto anche un po' di luce, così sono riuscito a vedere quello che ho mangiato!
Per dormire siamo stati al Lake Pichola Hotel, fatiscente e caro, diciamo che si paga la fantastica vista che godono le camere affacciate sul lago, siete praticamente davanti al City Palace.
Consigli per gli acquisti: dopo Hoi An in Vietnam e Pechino in Cina anche qui sono riuscito a sfruttare una delle prerogative del posto, ovvero l'alta densità di sarti e farmi confezionare per un prezzo stracciato una giacca e due camicie su misura. Oggi sono il felice possessore di una camicia di lino che mi sta da Dio, devo solo non ingrassare… ma neanche dimagrire.
Pushkar e i suoi hippie
Non si può raccontare di aver viaggiato in India se non si è mai preso il mezzo di trasporto nazionale, il treno. Eccoci dunque alla stazione di Udaipur ad aspettare il treno per Pushkar. Nell'attesa mi diverto a guardare come gli inservienti puliscono la stazione. Prima passa una signora che con la scopa leva tutta la spazzatura dal marciapiede e la getta sul primo binario. Poi passa un secondo inserviente che con un idrante sposta la spazzatura dal primo binario al secondo. Infine passa un terzo inserviente che con un altro idrante rimette la spazzatura sul primo binario. Praticamente gli indiani non puliscono, bensì “spostano temporaneamente”.
Non che per le strade le cose vadano meglio. Se vi capiterà di passeggiare la mattina, vedrete le casalinghe che fanno la raccolta differenziata ovvero svuotano senza sacchetto i loro bidoni nel centro della strada. A quel punto passano a banchettare nell'ordine: le vacche, seguite dai cani e infine i topi. Ci penserà l'acquazzone quotidiano a mescolare tutto con le fogne esondanti e a sparpagliare uniformemente il composit.
Pensateci quando sarà il momento di decidere se mettere l'infradito in valigia.
Quando Brahma perse inavvertitamente alcuni fiori di loto durante una battaglia, da essi nacquero Puskar e il suo lago. La città è la meta sacra per eccellenza, ogni indiano aspira a visitarla almeno una volta prima di morire per bagnarsi in uno dei 52 ghat (le scalinate che scendono verso il lago) e pregare in uno dei 450 templi.
Mentre gli indiani sono mossi da una sincera devozione, i turisti invece ostentano un ascetismo anni 70 importato direttamente da Woodstock. Il dress code del turista medio è uniformato, devi lavarti poco, vestirti di stracci e mettere le campanelline alle caviglie. Non importa se sei un figlio di papà che sta messaggiando con l'ultimo smartphone da 900 euro, l'importante è che il tuo aspetto sia quello di uno straccione. Di conseguenza è frequente essere abbordati da santoni a cottimo o da ragionieri travestiti da bramini, che si offrono di eseguire a pagamento rituali propiziatori improvvisati.
Data la sacralità del luogo, in tutta la città è vietato fumare, bere alcolici e mangiare qualsiasi tipo di carne o pesce. Probabilmente non si può nemmeno copulare, ma non mi sono informato.
Per mangiare vi consiglio l'Om Shiva Garden Restaurant, dotato di un tranquillo giardino interno. La Lonely Planet lo decanta per la pizza cotta nel forno a legna e io, stufo di trasformare lenticchie in gas, mi sono detto “perché no”. Poi mi sono ricreduto, erano meglio le lenticchie!
Per dormire vi segnalo invece l'Hotel Kishan Palace: visto da fuori non gli dareste due soldi, è un palazzone anonimo lungo una strada sterrata. Dentro però è uno spettacolo, non c'è una parete che non sia affrescata. Lo staff è molto cordiale e l'ubicazione è sufficientemente distante dalle orde di pellegrini del centro. Nel momento in cui scrivo, su Trip Advisor è il numero 1 degli hotel a Puskar.
Jaipur …e il rosa niente?!
Eccoci in viaggio sul treno notturno verso la nostra ultima tappa nel Rajasthan, Jaipur.
Se siete in viaggio con la vostra dolce metà, questo è esattamente il momento in cui dovete nasconderle la carta di credito. La città rosa è rinomata per l'artigianato, specialmente quello legato all'oro e alle pietre preziose. Tutto l’occidente fa mercato con Jaipur, troverete pashmine in seta finemente ricamate a mano, che magari la settimana prima avevate visto a La Rinascente di Milano per 10 volte il prezzo qui esposto.
Lo ammetto non ne sono uscito indenne, il nostro carico in valigia è aumentato di 1 bracciale d’argento, 1 copriletto matrimoniale, 15 pashmine e 1 piuma di pavone che, nonostante sembri la cosa più leggera da trasportare fra tutte, era dannatamente fragile e ingombrante.
Non perdetevi l'Amber Fort, sarà anche l'occasione di respirare un po' di aria pulita. Ho trovato infatti la città fastidiosamente inquinata, era come avere un Apecar smarmittato che continua a sgassarti in faccia.
Per dormire vi consiglio il Leisure Inn Grand Chanakya, quello che vi serve la sera è rientrare in un buon hotel per pulirvi i polmoni. Inoltre nel moderno ristorante sul tetto ho potuto stabilire una tregua con le lenticchie, mangiando uno dei migliori tandori (grigliata mista) del viaggio.
Per trasferirci nello stato dell'Uttar Pradesh e raggiungere Agra abbiamo scelto il taxi. Questo ci ha permesso di visitare lungo la strada sia il famoso Fatehpur Sikri, sia un luogo stranissimo non menzionato sulla Lonely Planet, ma che per puro caso avevo visto in un documentario prima di partire: nello sperduto villaggio di Abhaneri si trova il Chand Baori, uno dei pozzi a gradini più profondi dell'India. È un luogo magico, sembra di essere dentro ad un quadro di Escher.
Agra, come da copione
Cosa dire di Agra!?
Niente che non abbiate già letto, visto e sentito in migliaia di occasioni, ad Agra si viene a visitare il Taj Mahal, punto.
Vi segnalo piuttosto una curiosa truffa che viene perpetrata all'ingresso. Dopo aver preso il biglietto alle casse, noterete una fila interminabile di persone per entrare nel mausoleo. Non credete alle guide “ufficiali” che vi racconteranno che grazie a loro potete saltare la fila, infatti questa è solo per gli indiani che in cambio usufruiscono di un biglietto ridotto. Per voi imperialisti occidentali c'è un ingresso riservato senza fila, che abbiate o no la guida.
Non preoccupatevi, vi garantisco che dopo un paio di settimane in India svilupperete un radar anti-truffa, troverete divertenti gli artigiani di statuette che stranamente non avete mai visto a metà dell'opera, ma li vedete sempre alla fine quando la stanno giusto rifinendo un po'. Riconoscerete da distante il classico approccio commerciale mascherato da chiacchierata casuale. Questa cosa tra l'altro segue sempre lo stesso copione, quasi si fossero messi tutti d'accordo:
- La prima fase l'ho chiamata la curiosità cordiale, praticamente il ghiaccio viene rotto con una domanda casuale, tipo “Di dove sei? Ti piace l'India?” a cui voi per non essere maleducati risponderete.
- La fase successiva è quella delle lusinghe: “Bello il tuo cappello” oppure “Gli italiani hanno un grande cuore”. Voi ovviamente ringrazierete.
- A questa segue la disponibilità disinteressata: “Se hai bisogno di aiuto chiedi pure, lo faccio volentieri perché voglio imparare l'italiano”. Che fortunati che siete ad avere incontrato questa persona così disinteressata!
- Alla fine arriva il colpo di genio, quella che io chiamo la biografia delle potenzialità inespresse: qui il vostro interlocutore evidenzierà il suo potenziale che sfortunatamente per ragioni economiche non viene messo a frutto. Le varianti sono molte, i ragazzi ad esempio vi diranno “Mi piace tanto andare a scuola ma purtroppo costa troppo”.
Magari state pensando che io sia un cinico dal cuore di pietra, ma vi garantisco che al centesimo approccio sempre uguale, la misura sarà colma.
Per dormire nella città dell'amore vi consiglio l'Howard Plaza The Fern molto vicino alle attrattive turistiche e dislocato lungo l'arteria principale ricca di ristoranti: vi segnalo il vicino Pinch of Spice, per una volta la Lonely Planet ci ha azzeccato.
Il quartiere a luci rosse di Khajuraho
Se Udaipur è stata la città più romantica, Khajuraho nello stato del Madhya Pradesh è stata quella più erotica.
Scherzi a parte qui troverete il più grande numero di antichi templi induisti e giainisti di tutta l'India, finemente adornati di sculture impegnate in virtuosismi erotico-acrobatici. Ricordo la città come un'oasi di pace, un'area franca dove non ci sono chiasso, traffico né inquinamento; l'unica cosa che dovete fare è rilassarvi passeggiando indisturbati nei siti archeologici, al riparo da accattoni e venditori di souvenir.
Quando infine sarete stufi di questo YouPorn medioevale, potrete rinfrescarvi con un bel bagno in piscina all'Hotel Chandela, un'oasi di pace dentro all'oasi di pace. La sera invece recatevi al Raja's Cafe, dove volendo potrete prendervi una pausa dagli speziati piatti indiani con un po' di cucina internazionale. A vostro piacimento.
I fuochi di Varanasi
Se arrivati a Varanasi sentite nell'aria odore di barbecue, calmate i vostri appetiti, si tratta di cadaveri. Varanasi è la città santa (N.d.A. c'è in India una città che non sia santa?) dove tutti gli indiani aspirano ad essere cremati. Poiché non vengono utilizzate le bare, è quantomeno strano per noi occidentali vedere le salme legate sui portapacchi delle automobili e poi portate a spalla fino alla riva del Gange.
Aldilà di questa macabra introduzione, Varanasi è una città che vale assolutamente la pena visitare per respirare l'autentica spiritualità e misticismo dell'India.
Il Blue Lassi Shop è ritenuto uno dei posti migliori dove gustare il lassi, il dessert a base di frutta e yogurt. Lo so, è conservato a temperatura ambiente in scarse condizioni igieniche e anche il nome (lassi) sembra presagire un tragico finale seduti sul water. Però sono ancora qui a raccontarvelo, sarò stato fortunato?
Per cenare con vista sul Gange vi consiglio il Dolphin Restaurant, per meritarvi la favolosa vista dovrete percorrere numerose e ripidissime rampe di scale, ma se non altro servirà a stuzzicare l'appetito.
La Ganpati Guest House è carina, la pulizia accettabile, vicinissima a tutto e con una vista spettacolare sul Gange. Tenete conto che qui ci si arriva solo a piedi e se come noi ci andrete ad agosto, quando c'è il festival hindu e le strade sono chiuse, allora il taxi vi lascerà ad almeno 1 Km dall'hotel.
Ricordate all'inizio di questo racconto quando vi parlavo dei dubbi e delle opinioni contraddittorie prima del viaggio?
Beh, a mente fredda, tornati a casa, le cose non vanno meglio.
Ricordo con nostalgia il viaggio in India e allo stesso tempo sono felice di aver messo una spunta sul diario di viaggio e aver chiuso questo capitolo per sempre.
Però un pensiero si insinua periodicamente nel mio subconscio: sarebbe bello tornarci in India e visitare il sud… l'anno prossimo magari!
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