Ancora prima di arrivare in Vietnam, chi si predispone ad organizzare un viaggio
viene subito catapultato in un mondo dove i confini tra realtà e leggenda sono sfuggenti,
dove ogni posto ha una sua storia e dove tutti i nomi dei luoghi sembrano presi
da un romanzo di Tolkien. Ad esempio, siete nel centro storico della capitale e
state ammirando il pittoresco lago di Hoan Kiem... ad un certo punto vi chiedete
"Cosa vuol dire Hoan Kiem?".
Hoan Kiem significa Lago della Spada
Restituita: la leggenda vuole che a metà del 1400 l'imperatore Le Loi
aveva il suo bel da fare per tenere testa agli invasori Cinesi, quando ad un certo
punto gli dèi misericordiosi gli inviarono una spada magica, con la promessa che
l'avrebbe dovuta restituire al termine della guerra. Con l'aiuto della spada magica
i Cinesi vennero cacciati, ma a Le Loi sta spada piaceva proprio, faceva
proprio bella mostra tra gli arazzi di casa e poi quando andava a passeggio era
un bel gingillo da sfoggiare. Un giorno, mentre andava in barca sul lago, scorse
una gigantesca tartaruga d'oro sulla superficie, le si avvicinò e questa con una
mossa lesta gli sottrasse la spada e si immerse per non tornare mai più.
L'insegnamento che si trae da questa storia non è tanto quello di tenere fede alle
promesse fatte, quanto piuttosto di evitare di chiedere spiegazioni sull'etimologia
di un nome vietnamita, se non si ha almeno un'ora a disposizione.
Calma e sangue freddo
Hanoi o la si ama o la si odia, ma è molto più facile che la
si odi.
Io dico che ha il suo fascino, la sregolata capitale penso non abbia eguali al mondo,
qui vige la legge del clacson più forte. Per farvi capire l'aria che tira sull'asfalto
vietnamita, tenete presente che il codice della strada non esiste, ma vengono comunque
applicate delle regole assodate ed accettate da tutti: ad esempio quando si attraversa
un incrocio con un veicolo, non bisogna assolutamente badare alle precedenze e non
si deve mai voltare la testa per veder se sopraggiunge qualcuno; solo in questa
maniera si riesce ad attraversare incolumi, infatti gli altri veicoli consci del
fatto che siete un irresponsabile idiota, saranno costretti a frenare per evitare
di andarvi addosso.
NON fate credere loro che siete cauti! Non sono preparati a questo!
E' inoltre ritenuta una pratica di guida prudente (oltre che necessaria per la sopracitata
regola), suonare il clacson ogni volta che si supera qualcuno (veicolo o passante),
che si attraversa un incrocio, che si parcheggia o che si riparte da una sosta.
L'effetto finale di tutto questo è che la città è una rara miscela di inquinamento
acustico condito da un'abbondante spruzzata di monossido di carbonio. Per salvaguardare
la salute del vostro sistema nervoso è necessario dimenticare subito il significato
che il clacson ha in Italia, qui non è un rimprovero, non è una rabbiosa alternativa
ad un improperio, è semplicemente un apostrofo rosa tra un'accelerata e una frenata.
Lo testimonia il fatto che i Vietnamiti non sembrano stressati dalla guida, non
li ho mai visti arrabbiati o nervosi, nonostante siano apostrofati da strombazzamenti
continui.
Tutto questo è sociologicamente molto interessante... fino a quando non dovrete
attraversare la strada!
Le larghe vie della capitale sono percorse da un flusso continuo di milioni di scooter
che viaggiano spalla a spalla e l'unica maniera di attraversare è semplicemente
quello di farlo con passo sicuro a velocità lenta e costante, saranno i motorini
a schivare voi, non il viceversa; non fate l'errore di fermarvi in mezzo alla strada,
non fate finte, non tornate indietro, rischiereste di mandare in confusione i centauri
che sopraggiungono con il solo effetto di venire travolti.
Per quanto riguarda il pernottamento, dopo una frustrante ricerca in Internet, tra centinaia di omonimi e finti hotel sparsi nel caos di Hanoi, alla fine abbiamo alloggiato in un albergo della catena Hong Ngoc, per la precisione quello sito al numero 34 di Hang Manh, accogliente, conveniente ed in pieno centro storico.
Le cartoline del Nord
Nonostante tutto, Hanoi è un'ottima base per organizzare le escursioni nel nord
del paese, soprattutto perché ci sono più agenzie viaggi che turisti. La scelta
è molto ampia, come ampia è l'escursione che ha la qualità dei servizi offerti.
Se poi come noi siete un gruppo di cinque persone, allora per una cifra contenuta
potrete affittare un'auto con autista (che in Vietnam è obbligatorio) assieme ad
un'efficiente guida biascicante Inglese.
Se possedete un libro di fotografie del Vietnam è altamente probabile che abbiate
visto ritratta la baia più fotogenica dell'intero paese, la Baia dove il Drago
si Inabissa nelle Acque... sì insomma, la Baia di Halong: anche
se non l'avete chiesto, la leggenda vuole che un drago abitasse le montagne della
zona, ma siccome era abbastanza maldestro, quando correva sbatacchiava la sua coda
qua e là, creando poi le meravigliose isole e insenature che oggi sono visibili
nella baia. Potrete nuotare nelle acque verde smeraldo e passare anche una romantica
notte sulle caratteristiche giunche in legno scricchiolante.
Cambiando completamente paesaggio e clima, la regione montana del Sapa
ai confini con la Cina offre incantevoli panorami da cartolina, i profili sinuosi
delle risaie a terrazza scorrono a perdita d'occhio, scolpendo i declivi dei monti
con curve ipnotiche. Le simpatiche e socievoli tribù di montagna, si dedicano alla
coltivazione del riso e alla produzione di splendidi tessuti e manufatti, dandovi
la possibilità di portare a casa preziosi ricordi. Una curiosità, se durante le
vostre passeggiate notate ai bordi della strada coltivazioni sospette, non preoccupatevi,
sono proprio quello che sembrano, cioè marijuana: le minute indigene utilizzano
infatti proprio la canapa indiana per creare le bellissime stoffe ricamate. Più
che consigliarvi di non fumare la vostra nuova borsetta, vi metto in guardia sul
fatto che le tinte utilizzate sono naturali e che si trasferiscono con estrema facilità
sulle vostre mani, ma peggio ancora sugli altri abiti che nella vostra valigia venissero
accidentalmente a contatto con loro.
Il Cat Cat Hotel offre vedute stupende della vallata dalle camere ed è strategicamente collocato all'inizio di tutti i sentieri di trekking.
Sempre tenendo Hanoi come campo base, è possibile in giornata sia raggiungere
i colorati templi di Hoa Lu che fare una gita in barca a
Tam Coc, dove le donne che remano curiosamente con i piedi, vi
faranno passare un paio di ore in mezzo ad un suggestivo e rilassante paesaggio.
Nonostante mi ritenga un veterano del fai-da-te, consiglio a chiunque voglia
visitare il nord del paese di affidarsi ad un'agenzia viaggi locale, sarebbe altrimenti
impossibile visitare tutti i luoghi descritti in maniera efficiente e con un budget
contenuto. Raccomandare un'agenzia ad Hanoi è impresa abbastanza difficile, infatti
ne nascono e muoiono in continuazione e, come se non bastasse, non appena una ha
un po' di successo, immediatamente ne sbocciano un centinaio con lo stesso nome
e persino nella stessa via. Comunque sia, le agenzie sono abituate alle richieste
più funamboliche, vi faranno accomodare, vi offriranno il the ed assieme a voi pianificheranno
nella maniera più ottimizzata le vostre escursioni.
Volete un esempio di quello che siamo riusciti a fare in cinque giorni?
La mattina del primo giorno un pulmino ci è venuto a prendere all'hotel e ci ha
portato al porto di Halong, lì una guida ci ha fatto salire su una giunca diretta
alla Baia di Halong dove abbiamo passato la notte; il giorno dopo, un pulmino ci
ha riportato ad Hanoi e l'agenzia ci ha imbarcato sul treno notturno diretto a
Lao Cai; a Lao Cai un altro pulmino ci ha portato a Sapa, dove
nel nostro hotel abbiamo trovato un piccola indigena alta 1 metro e 40 (scarsi)
preposta a farci da guida personale per i successivi due giorni; l'ultimo giorno
siamo tornati ad Hanoi dove ci aspettava un autista che ci ha portato a Hoa Lu e
Tam Coc; la sera, al nostro ritorno ad Hanoi, l'agenzia ci ha imbarcato sul treno
diretto nel Vietnam centrale.
Volete provare a fare tutto da soli?
Anche solo comprare un biglietto del treno potrebbe essere un'impresa che rasenta
l'impossibile; la cosa che più si avvicina ad una biglietteria vietnamita è la frenesia
della compravendita di titoli a Wall Street: ammassati in modo totalmente anarchico
e disordinato i Vietnamiti urlano e spingono, protendendo a braccia tese le banconote
verso il minuscolo sportello, dove il bigliettaio anche lui urlante, parla solo
vietnamita. Voi, in questo contesto, dovete comprare i biglietti per Lao Cai, del
treno notturno che parte dopodomani, in cuccetta morbida, con aria condizionata
e preferireste condividere con i vostri compagni di viaggio lo stesso scompartimento...
buona fortuna!
L'antico impero
Centro culturale ed intellettuale, Hué era l'antica capitale
dell'impero della dinastia Nguyen. Le attrattive principali sono l'antica
città proibita (purtroppo semidistrutta dai bombardamenti americani), la coloratissima
pagoda Thien Mu e ovviamente il pezzo forte, cioè le tombe degli imperatori
raggiungibili navigando il Fiume dei Profumi. In questo ultimo caso non affidatevi
ai frettolosi tour organizzati, ma andate direttamente al porto ed affittate una
barca per tutto il giorno riservandola solamente a voi (si parla comunque di cifre
irrisorie).
Devo ammettere però senza vergogna, che la cosa che più mi attirava in questa
zona e che avevo attentamente pianificato sin dall'Italia, era un'escursione alla
DMZ: tra il 1954 e il 1975 il fiume Ben Hai segnò il confine
tra la Repubblica Democratica del Vietnam (a nord) e la Repubblica del Vietnam (a
sud) ed attorno ad esso fu creata una zona demilitarizzata (DMZ), atta a fare da
cuscinetto fra le due diverse realtà politiche. Contrariamente al suo nome, la DMZ
fu in quel periodo la zona più militarizzata al mondo, teatro delle battaglie più
feroci della guerra del Vietnam: ancora oggi muoiono persone a causa delle mine
antiuomo inesplose e sono chiaramente visibili i danni provocati dagli agenti chimici
defoglianti lanciati dagli Americani.
Dopo aver letto Pelle di Leopardo di Tiziano Terzani (corrispondente in Vietnam
durante il conflitto), la cosa migliore che possa capitarvi è quella di trovare
una guida che abbia vissuto quel periodo, perché al di là dei reperti bellici che
vedrete, la cosa più avvincente saranno certamente i racconti di guerra che vi verranno
narrati. Per raggiungere questo gratificante obiettivo dovrete avere pazienza, normalmente
la vostra guida inizierà esponendo la solita manfrina imparata a memoria, schivando
le vostre impertinenti domande con risposte rituali e propagandistiche, ma alla
fine se avrete conquistato la sua fiducia potrete avere una reale testimonianza
di come era la vita in quel periodo, le famiglie spaccate tra le diverse ideologie
politiche, il perché del fallimento degli Americani, le atrocità ed i campi di rieducazione.
Per riprendere un po' di fiato dopo l'adrenalinica Hanoi,
l'Hue Heritage Hotel
offre un riparo tranquillo e riposante, forse addirittura troppo tranquillo ma dotato
comunque di tutti i comfort.
Una città su misura
Continuando il viaggio verso sud, dopo aver fatto una breve escursione al parco
nazionale del Bach Ma per un salutare salasso a base di sanguisughe,
raggiungiamo una delle più tranquille e graziose cittadine del Vietnam.
Hoi An è una mosca bianca nel panorama delle metropoli vietnamite,
le strade del centro sono vietate alle automobili e questo rende passeggiare o pedalare
per le silenziose vie, un'esperienza dal sapore antico.
E' possibile visitare molte delle vecchie case in legno, quasi sempre verrete accolti
dal padrone di casa che vi offrirà il the e vi racconterà la storia della sua famiglia.
Oltre alla sofisticata cucina, alle notti illuminate dalle colorate lanterne, la
città è famosa per le sartorie, potrete infatti farvi confezionare un vestito su
misura nell'arco di una giornata, per un prezzo assai vantaggioso (io per esempio
mi sono fatto un abito da sera in cashmere per soli 35 euro); avrete solo l'imbarazzo
della scelta, le sartorie sono numerosissime e l'assortimento di stoffe praticamente
illimitato: dovete solo entrare con sottobraccio la vostra rivista di moda preferita,
indicare la foto di un abito che vi piace e in 12 ore ne avrete uno identico che
vi calzerà come un guanto.
Nei pressi di Hoi An si trova My Son, il principale sito
cham del Vietnam dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. Anche qui i
bombardamenti americani hanno fatto i loro danni, ma cospicui finanziamenti da tutto
il mondo (anche italiani), lo stanno riportando lentamente agli antichi splendori.
L'atmosfera tribale che si respira assomiglia molto a quella dei famosi siti Maya
messicani, quello che cioè lo rende affascinante è la collocazione in mezzo alla
foresta pluviale, dove gli antichi palazzi di mattoni rossi conducono una battaglia
persa in partenza, per emergere dal verde che li aggredisce.
Un posto ospitale dove alloggiare a Hoi An, gestito da delle allegre signorine
è il Green Field Hotel
...mi rendo conto che detta così sembra un'altra cosa, ma a parte gli scherzi è
proprio carino.
Sotto il livello del mare
Dopo un lungo trasferimento di 12 ore di pulmino, che ci ha riservato anche simpatici
incontri (vedi foto), arriviamo alla parte vacanziera del nostro viaggio.
Nha Trang è la località balneare più famosa del Vietnam, frequentata non solo dal turismo locale, ma soprattutto dai visitatori benestanti provenienti da tutta l'Asia. La città è in frenetica trasformazione, lungo i sei chilometri del litorale sabbioso
si affacciano grandi hotel ed il vivace centro offre passatempi, shopping e ristoranti
il cui numero si ha l'impressione cresca a vista d'occhio.
Non è però per le spiagge stile Miami che siamo venuti a Nha Trang, ma bensì per
la sua collocazione all'interno di un'area marina protetta, ideale per l'esplorazione
dei fondali marittimi.
Hon Mun
E' il sito più frequentato e più vicino al porto, il 90% delle immersioni e delle
escursioni snorkeling viene condotta in quest'area, che presenta un fondale corallino
molto colorato, ma non particolarmente attraente dal punto di vista della vita pelagica.
Whale Island
E' un posto meraviglioso dal punto di vista naturalistico, per raggiungerlo bisogna
farsi un paio di ore di pulmino e poi un paio di ore di navigazione; per questo
motivo pochi centri immersioni vi ci porteranno da Nha Trang e la maggior parte
di essi vi proporrà una gita di due giorni con pernottamento sul posto. Il fondale
non è niente di speciale, ma i paesaggi e il mare turchese gratificano la fatica
della gita di un giorno.
Diamond Head
Le migliori pareti sottomarine viste durante il nostro soggiorno, solo che anche
in questo caso, data la distanza di navigazione, abbiamo trovato solo un diving
che aveva questa immersione in catalogo.
Electric Noise
Questa è senza dubbio, vox populi, la migliore immersione di Nha Trang.
Raggiunti tre isolotti affioranti in alto mare, ci si spinge in profondità (oltre
i 40 metri) seguendo il profilo del più piccolo; arrivati sul fondo meravigliosi
alcionari gialli abbelliscono le pareti a strapiombo, mentre complice la forte corrente,
numerosi pesci accompagnano la vostra immersione. Purtroppo la più bella immersione
di Nha Trang è anche la più difficile a causa delle condizioni del mare, della corrente,
della profondità e delle inevitabili soste di decompressione.
Molti sono i diving in città, pochi dei quali vanno oltre Hon Mun, quei
pochi vi propongono in alternativa Electric Noise e al massimo una gita di
due giorni a Whale Island. Fra tutti abbiamo trovato il Blue Diving Club
(www.vietnam-diving.com),
di proprietà di una coppia di simpatici Francesi, l'unico da quello che ho visto
ad offrire un nutrito catalogo di immersioni e la possibilità di fare una gita di
un solo giorno a Whale Island.
Per dormire ci siamo divisi in due gruppi, quelli che volevano trattarsi bene e quelli che volevano trattarsi benissimo. I primi sono andati al Yasaka Saigon Resort, un resort a 4 stelle frequentato da una clientela giovane e festaiola (se siete attirati dal fascino delle ragazze vietnamite, la discoteca al pian terreno è un must). Il secondo gruppo invece ha soggiornato al Sunrise Beach Resort, 5 stelle per una clientela più sofisticata (tanto per capire, appena arrivati ci hanno offerto un buffet di ostriche e formaggi francesi).
L'altra faccia della medaglia
Saigon, l'ex-capitale del Vietnam del Sud, ribattezzata dal Nord con il
nome di Ho Chi Minh City (anche se gli abitanti continuano a chiamarla
con il vecchio nome) ha un'anima molto differente dalla sua gemella settentrionale.
Qui è chiaramente palpabile la rivoluzione economica in atto, la città è tutta un
cantiere dove i nuovi grattacieli fanno a gara a chi arriva più in alto, ristoranti
esclusivi si affacciano lungo le moderne strade del distretto di Dong Khoi
e, seduti sui tavolini dei caffè all'aperto, giovani colletti bianchi smanettano
freneticamente sui loro computer portatili.
Per abbandonare momentaneamente la modernità e ritrovare il Vietnam ancestrale,
bisogna spostarsi nel distretto numero 5, cioè nel quartiere cinese di Cholon,
dove è possibile visitare le più belle pagode di tutto il Vietnam, fermandosi di
tanto in tanto a bere un succo di frutta rinfrescante. Per gli appassionati dei
temi legati al conflitto del Vietnam, è d'obbligo la visita al Museo dei Residuati
Bellici, oltre che un giro attento al mercato di Dan Sinh dove è possibile
acquistare a piacimento vecchie piastrine militari o in alternativa un AK47.
Per dormire abbiamo preferito stare nel quartiere di Dong Khoi, per la vicinanza ai migliori ristoranti e locali notturni. Il Grand Hotel Saigon è uno albergo storico della città, ci siamo stati una notte e non c'è che dire, molto bello e molto caro. Per i giorni successivi ci siamo trasferiti poco distante al Kimdo Royal Hotel, sempre alto livello ma prezzo nettamente più basso. Entrambi gli hotel sono dotati dell'onnipresente centro massaggi... massaggi di ogni tipo.
Tenendo come base Saigon, in giornata si può fare un'interessante gita a
Tay Ninh per vistare il tempio di una delle più insolite e disneyane
sette che esistano al mondo, i Cao Dai. Il tempio che sembra fatto di glassa
e che probabilmente a lungo provoca la carie, riunisce un eccentrico stuolo di fedeli
che venerano un misto di buddismo, taoismo, confucianesimo e un pizzico di Lenin.
Ogni giorno si tengono due funzioni alle quali è possibile assistere, anzi sono
stracolme di turisti guardati a vista dalle severe guardiane in tunica bianca. Riuscire
a scattare una foto può sembrare un'impresa sovrumana ma non disperate, la funzione
dura almeno un'ora e i turisti tendono ad averne abbastanza dopo i primi 15 minuti,
così se avrete la pazienza di aspettare, al termine sarete soli e le guardiane premieranno
la vostra dedizione al Dio della camera oscura, permettendovi l'accesso a zone riservate
e lasciandovi fotografare i fedeli (cosa di solito vietatissima).
Sulla strada del ritorno ci si può fermare a visitare le gallerie Viet Cong di
Cu Chi, che a differenza di quelle di quelle civili di
Vinh Moc nella DMZ, erano utilizzate dai guerriglieri durante i combattimenti
(sconsigliate a chi soffre anche lontanamente di claustrofobia).
Le risaie del pianeta
Tra i primi esportatori di riso al modo, il Vietnam ricava la maggior parte del
prodotto dalle risaie che si estendono lungo il delta di uno dei fiumi più lunghi
della terra, il Mekong.
Vale sicuramente la pena di organizzare da Saigon una gita di un paio di giorni
lungo il delta, soprattutto per andare a curiosare sugli stili di vita delle popolazioni
e sul loro intimo rapporto con il corso fluviale; per quanto il suo colore possa
sembrare poco invitante ai nostri occhi, l'acqua che scorre lungo i villaggi viene
utilizzata per lavare, bere e cucinare (non so come abbiamo fatto a sopravvivere).
Preparatevi dunque ad un'overdose di fiume poiché da esso si ricava tutto, anche
il cibo che viene servito nei ristoranti di Can Tho: il menu prevede
diversi tipi di pesce, serpente e persino topo.
Il Saigon Can Tho Hotel è senza infamia e senza lode, camere pulite e ovviamente... centro massaggi.
Se avete modo tentate di non partecipare ad escursioni di gruppo, per vedere
e vivere appieno i mercanti galleggianti del Mekong, l'ideale infatti è avere una
guida privata che vi porti nei posti giusti e all'orario giusto. Vedevo da lontano
folti gruppi di turisti ammassati sui tetti di grosse chiatte fotografare dall'alto,
mentre noi accompagnati in solitaria da una signora con la sua piccola barchetta
siamo andati a gironzolare agilmente tra le barche del mercato.
Di questo dobbiamo ringraziare il sergente Hung (nome inventato per non rischiare
di metterlo nei guai), veterano dell'esercito del Sud durante la guerra del Vietnam,
che ha assecondato le nostre richieste (oltre che obbligarci a fare sosta in tutte
le bettole da Saigon a Can Tho via Ben Tre).
Vorrei dedicare un paio di righe a questo curioso personaggio, dal quale abbiamo
avuto modo di attingere interessanti opinioni sul conflitto. Il sergente Hung confessa
candidamente che il sud non aveva speranze di vincere la guerra e ci espone la sua
teoria che è di una disarmante semplicità: la causa del fallimento non è dovuta
alle errate strategie militari o alle fallaci alleanze internazionali, ma semplicemente
al fatto che gli alti ufficiali dell'esercito del Sud erano sposati con donne di
origine contadina, dunque comuniste. Quando i mariti la mattina andavano a combattere,
le mogli chiedevano loro "Dove vai oggi caro?" e quando avevano l'informazione comunicavano
direttamente ai Viet Cong gli spostamenti dell'esercito regolare.
"Quanto è stato in guerra signor Hung?" gli chiedo.
"Sette anni!" mi risponde orgoglioso.
"Beh, è molto fortunato a poterlo raccontare oggi!"
Lui sorridente alza la mano destra e dice "Devo ringraziare questo!" facendomi vedere
che gli manca il dito indice; "Quando se ne sono andati gli Americani, i miei superiori
avevano deciso di mandarmi in Cambogia ed io sapevo che da lì non sarei tornato
vivo; così ho preso coraggio, mi sono amputato il dito che usavo per sparare e sono
stato riformato."
Giunti ormai al termine di questo lungo viaggio, ci concediamo un paio di giorni
a Saigon a farci coccolare dalle massaggiatrici e per fare un po' di bagordi nelle
notti trasgressive dell'Apocalypse Now (una delle discoteche più famose della
città).
Di questo paese mi resta il piacevole ricordo della sua gente ospitale, della sua
grande storia antica e di quella tragica più recente; auguro dunque a questo fiero
popolo tutto il bene che si meritano... che sarebbe ora.
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